Atto d'accusa contro ogni forma di ingiustizia - Giornale periodico on line a carattere politico e culturale
“…perché il bene possa prevalere…” per opporsi “… al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello...”.

Papa Francesco visita in Calabria

Il Papa a Sibari vittima di un attentato
Impostori contro il Papa
Contro il Sud

La riduzione del messaggio papale a
“scomunica contro la ‘ndrangheta”.
In un’orgia di ignoranza e mala fede si sono scatenati i grandi teologi dell’impostura
Un attentato è stato compiuto contro il Papa in CALABRIA. La viltà generalizzata e la complicità con gli attentatori ha impedito e impedisce di denunciarlo  e di indicare i responsabili. Come al solito ci prova  J'Accuse... ! e il DIBATTITOnews.
La visita del Papa in CALABRIA era iniziata tra i detenuti del carcere di Castrovillari. Vi ha incontrato anche Nicola Campolongo, il padre di Cocò, il bimbo di 3 anni ucciso e bruciato a Cassano all'Ionio insieme al nonno e alla compagna. Il Papa ha richiamato al rispetto dell’Uomo e dei suoi  diritti a un trattamento che rispetti sempre la sua dignità e favorisca il reinserimento nella società. E ha aggiunto:

Papa Francesco Castrovillari

«Quando questa finalità viene trascurata l'esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l'individuo e per la società…un vero e pieno reinserimento della persona non avviene come termine di un percorso solamente umano. In questo cammino entra anche l'incontro con Dio, la capacità di lasciarci guardare da Dio che ci ama, che è capace di comprenderci e di perdonare i nostri errori. Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il primo gesto della mia visita pastorale è l’incontro con voi detenuti e voi operatori della Casa circondariale di Castrovillari. In questo modo vorrei esprimere la vicinanza del Papa e della Chiesa a ogni uomo e ogni donna che si trova in carcere, in ogni parte del mondo. Auguro a ciascuno di voi che questo tempo di detenzione non vada perduto, ma possa essere un tempo prezioso, durante il quale chiedere e ottenere da Dio questa grazia. Così facendo contribuirete a rendere migliori prima di tutto voi stessi, ma nello stesso tempo anche la comunità, perché, nel bene e nel male, le nostre azioni influiscono sugli altri e su tutta la famiglia umana.».

Monsignor Nunzio Galantino che ha accompagnato il Papa, al termine della visita  nel carcere di Castrovillari ha considerato che  «È stato un momento molto intenso, le donne hanno pianto e c'è stata una commozione generale  Il Papa ha pregato molto e sta pregando per Cocò e per tutti i bambini… Nelle riflessioni che riguardano i detenuti, si sottolinea spesso il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e l'esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena.. Ma tale prospettiva non è ancora sufficiente, se non è accompagnata e completata da un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società».

Il Papa da CASTROVILLARI ha raggiunto SIBARI. Ai fedeli accorsi  per partecipare alla Santa Messa  ha detto fra l’altro : «Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza e la vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato…. Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare…Voi, cari giovani, non lasciatevi rubare la speranza! Adorando Gesù nei vostri cuori e rimanendo uniti a Lui saprete opporvi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello... prima di tutto noi siamo un popolo che adora Dio…(se)…non si adora Dio si diventa adoratori del male… per questa fede, noi rinunciamo a satana e a tutte le sue seduzioni; rinunciamo agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio e del potere. Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella santa Eucaristia”.

Lo splendore delle parole del Papa che hanno suscitato anche lacrime tra coloro che hanno avuto modo di ascoltarle, per chiunque voglia e sappia leggerle sono un appello non soltanto a tutelare e proteggere i più piccoli da ogni pericolo e da ogni male. Lo sono anche e soprattutto  al mondo politico e giudiziario. Ai detentori del potere che hanno il dovere di operare “…perché il bene possa prevalere…” per opporsi “… al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello...”.

Al contrario, dice il Papa, invece di “tutelare i più piccoli” e i carcerati, di creare posti di lavoro  onesto e dignitoso, gli esponenti della mafia del potere operanti nel mondo bancario, politico, giudiziario, sottomessi  “…agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio e del potere…” si servono del loro potere smisurato  per perseguitare poveri diavoli, mantenere nel SUD un regime coloniale opprimente e soffocante con l’applicazione di “stampi mafiosi” e “concorsi esterni”. Con il massimo riguardo per i loro padroni che hanno deciso e attuato la politica infame della  distruzione di milioni di posti di lavoro; senza neppure indagare sull’usura bancaria al servizio della finanza criminale mondiale. Non perseguendo ma impedendo persino la ricerca della verità. Servendosi dell’inquisizione antimafia, dei pentitisti associati a delinquere armati di lupare caricati a calunnie, per mantenere nel SUD la gestione coloniale del potere, falsificando la Storia e le realtà quotidiane. Servendosi delle incriminazioni per “diffamazione a mezzo stampa”, degli “stampi mafiosi”, dei “concorsi esterni”, dei fallimenti e delle esecuzioni immobiliari, delle chiusure dei giornali, come “l'Ora della Calabria ”.

La condanna  del Papa dell’“adorazione del male e disprezzo del bene comune”, da coloro che praticano professionalmente tale sistema e dai CLARINETTI di costoro, è stata esorcizzata con la riduzione del messaggio papale a “scomunica contro la ‘ndrangheta”.

In un’orgia di ignoranza e mala fede si sono scatenati i grandi teologi dell’impostura. Gareggiano da settimane nel ridurre a una “scomunica” contro un’entità astratta la condanna del Papa delle loro responsabilità e ipocrisie: Per i violati diritti dei giovani almeno alla speranza di un posto di lavoro, per i diritti dei detenuti al rispetto della loro dignità e  a un reinserimento sociale scontata la pena, per i diritti dei Cittadini a essere trattati come tali e non come sudditi coloniali.

Realtà che il Papa conosce anche solo per essere stata prevista da LA CIVILTA’ CATTOLICA nel trattare dell’aggressione criminale del SUD da parte della mafia savoiarda dal 1848 al 1870 agli ordini della mafia angloscozzese. I teologi del nulla, mafiosi del potere che gli deriva in quanto “… adoratori del male…”, hanno compito un autentico attentato al Papa. Con le loro trombe hanno ridotto (tentando di ridurre) la denuncia del Papa contro chi nasconde la verità, violenta la giustizia, nega i diritti dei più deboli, a “scomunica” strombazzata in maniera indecente. Hanno nascosto e tentato di  nascondere il reale contenuto del messaggio del Pontefice.

Per il teologo RENZI, l’invito al bene e al rispetto della dignità umana specie per i più deboli, adottando strumenti di  risocializzazione dei detenuti, facendo rispettare le Leggi sulla carcerazione preventiva e contro la tortura, magari con un’amnistia generale, il messaggio s’è ridotto  a un indecente “Renzi plaude a Papa per parole contro le cosche”; la teologa BINDI: «Ringrazio il Papa  come credente e come donna impegnata nelle istituzioni. Le sue parole danno nuova forza e slancio a tutti coloro e sono tantissimi, soprattutto giovani meridionali - conclude - che con passione e coerenza testimoniano l’impegno per la giustizia e il riscatto del Mezzogiorno». Ovviamente la commissione presieduta dalla neoteologa continuerà a operare perché non intervengano mai né “giustizia” né “riscatto del Mezzogiorno”. I CLARINETTI delle diverse testate spacciano l’alto discorso del Papa a sola (nel senso romanesco del termine) “scomunica per la 'ndrangheta”; a “scomunica" per i mafiosi”.

Il Papa ha detto «Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza… e la vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato….”.

Il teologo SAVIANO - con la pompa che gli è propria, senza preoccuparsi delle parole del Papa perché rinasca la speranza per i giovani del SUD dove la loro disoccupazione ha superato il 62% mentre si evidenzia come il 58% degli investitori esteri non investe in ITAGLIA per le conclamate disfunzioni giudiziarie – partecipa  all’orgia della disinformazione enunciando  che “Le parole di Papa Francesco fanno entrare la Chiesa in una nuova era….”.

Perché, seguendo le direttive del capo teologo RENZI, SAVIANO richiama la giustizia coloniale nel SUD per cui di fronte a “… Un bambino ucciso è la prova oggettiva e definitiva della menzogna “d’onore” dei mafiosi….”. E non un richiamo al dovere di svolgere una seria indagine per individuare e punire i responsabili di quel delitto. Ai quali si assicura la più completa impunità procedendo ai soliti migliaia di arresti per stampi mafiosi o concorsi esterni invece che ad indagini su specifici delitti e per individuare reali responsabili.

Nell’orgia con gli impostori del messaggio papale SAVIANO arriva a scrivere che  ”.. Bergoglio, ricordando questo bambino massacrato, non ha avuto bisogno di dimostrare con altre parole la barbarie del potere criminale. Ha annullato con un gesto la menzogna con cui la ‘ndrangheta si autocelebra come società d’onore e di difesa di deboli, poveri, e come distributrice di giustizia, lavoro e pace sociale….”.

Subito dopo avere  spacciato  come compare di impostura il Papa, attribuendogli tutt’altro invece di ciò che ha detto, il teologo SAVIANO si è scagliato contro la CHIESA. E i Parroci. Usando ancora le batterie di REPUBBLICA, ha aggiunto: “…Qualcuno potrebbe credere che sia naturale e scontato per la Chiesa ricordare un bambino ammazzato e bruciato, e denunciare i colpevoli. Ma purtroppo non è così. Ecco cosa disse il parroco di Cassano, don Silvio Renne, qualche tempo fa in un’intervista a Niccolò Zancan: «Ancora Cocò? È una storia chiusa. Abbiamo fatto il funerale. Io non sono un investigatore. Non spetta a me dire chi è stato. E poi è ancora tutto da dimostrare se c’entra la droga o la ‘ndrangheta...».

E’ la criminalizzazione dell’Intelligenza, del buon senso e persino del buon gusto nei confronti di un Parroco che invoca una giustizia giusta contro la criminalizzazione gratuita di una intera comunità affidata alla sua guida spirituale. J’Accuse… ! non può essere complice dell’attentato  mafioso al Papa e alla CHIESA da parte dei meschini teologi del  potere mafiocoloniale contro il SUD. E denuncia quell’attentato - di cui ha fornito le prove e indicato alcuni dei mandanti e dei responsabili - contro il Papa e contro la Chiesa oltre che contro il SUD.

Smascherando l’ennesimo tentativo di nascondere la reale persecuzione mafiocoloniale contro il SUD con l’uso mafioso  dell’inquisizione antimafia, i rastrellamenti contro Cittadini innocenti, la distruzione di milioni di posti di lavoro. E compiendo l’attentato contro il Papa tentando di deformarne l’alto messaggio invece di impegnarsi a operare, come richiesto dal Papa “…perché il bene possa prevalere…” e sostituirsi “… al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello...”. Collocandosi, affossando il bene con il malaffare, essi e non altri tra gli “scomunicati”.
                                                                                                                   Nicola Scali
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