La raccolta differenziata deve decollare per il bene di tutti, la soluzione è sottocasa!

spazzaturaraccolta-differenziataPer molte regioni d'Italia lo smaltimento dei rifiuti costituisce un grave e irrisolto problema, sotto il profilo ambientale, sanitario, industriale e criminale. Dal 1998 ad oggi sono stati sperperati circa un miliardo di euro per l’emergenza rifiuti ma siamo ancora lontani dalla soluzione definitiva. In tutti questi anni sono state sempre adottate “soluzioni tampone” che non hanno permesso un’adeguata programmazione della gestione rifiuti in termini di sviluppo sostenibile.

Per anni son mancate, nel nostro paese, legislazioni che regolamentassero lo smaltimento di alcuni materiali. Un esempio è quello dello smaltimento dei copertoni. Un recente dossier elaborato da Legambiente con la collaborazione di una società di smaltimento di copertoni, la Ecopneus ha messo in evidenza che nell’ultimo anno l’81,8% delle discariche abusive, pari a 234, per una superficie complessiva di 648.250 metri quadrati, si è concentra nelle regioni nelle quali l’infiltrazione mafiosa é più radicata (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).

La Campania detiene il triste primato della regione nella quale si concentra il maggior numero di siti illegali. Ben 98, pari al 34,3% del totale nazionale. Seguono la Sicilia con 53 per 121.800 metri quadrati, segue la Calabria con 45 per 129.650 metri quadrati.

La Comunità Europea chiede una valorizzazione “materiale” e non “energetica” del rifiuto ma ancora oggi solo in poche realtà italiane si punta a rifiuti zero e, mentre la Germania prevede di chiudere tutte le discariche entro il 2012, in Calabria avviene il contrario.

L'attuale sistema di gestione dei rifiuti della Regione Calabria prevede ancora l'ampliamento delle discariche esistenti ed un incremento degli inceneritori (unico impianto di incenerimento in Calabria è quello di Gioia Tauro) per “valorizzare” la parte conclusiva del ciclo, creando notevole spreco di denaro pubblico, tempi lunghi di smaltimento, ricorso a discariche non a norma, enormi movimenti di camion sia all’interno della regione che all’esterno, danni ambientali, comportamenti illegali, speculazione, incremento di una politica clientelare.

Molto facile dunque utilizzare i rifiuti come arricchimento per pochi senza scrupoli, sulla spazzatura si concentrano enormi interessi. Ma perchè a beneficiare dei rifiuti debbano essere in pochi, quando una semplice forma di riciclo potrebbe essere di beneficio per tutta la popolazione?

Non c'è nulla che vada bene nell'attuale approccio regionale ai rifiuti.

Inoltre l’attuale sistema “porta e paga” induce le amministrazioni comunali a non ridurre la quantità di rifiuti prodotti e il fatto che nel piano regionale i dati pubblicati riguardanti la raccolta differenziate realizzata nel 2007 sia per aggregati, dove dunque non si mette in evidenza cioè non differenzia ad esempio tra i metalli quanto alluminio, quanto ferro o quanto rame produciamo nei rifiuti, è significativo di quanta poca importanza si dia alla raccolta differenziata di qualità.   

La questione è molto semplice nei principi, ma molto complessa nella sua soluzione. La Regione potrebbe fare molto. E' in fondo l'unico ente che possa effettivamente fare qualcosa: dalle scelte di fondo del sistema alla stessa cooperazione territoriale fra comuni per lo svolgimento del servizio.

Per applicare la normativa vigente non occorre inventare niente: basta prendere a modello realtà, come quella del comune di Capannori in provincia di Lucca, con gestione dei rifiuti tale che, a differenza di noi, hanno saputo trasformare il rifiuto in una risorsa o in un’occasione per la corresponsabilità, crescita civile e  partecipazione dei cittadini.

Anche per Comuni come quelli di Napoli che finalmente oggi adottano la raccolta “porta a porta” la soluzione è sottocasa.

Il nuovo Piano Regionale deve dunque necessariamente essere improntato  sulla strategia “Rifiuti zero” visto che l’attuale non impegna alcuna risorsa per realizzare impianti di recupero, riciclaggio, riuso ma si prodiga solo a finanziare l’impiantistica per il ricorso a discariche ed a  impianti di preselezione per gli inceneritori e dunque si evidenzia come l'attuale Piano favorisca solo pochissimi imprenditori del settore, oltre la classe politica parassitaria.

Otre a bonificare le discariche abusive esistenti, fondamentale è creare degli incentivi per il riciclaggio, sarebbe inoltre fondamentale per coinvolgere le imprese,  che attualmente esistono solo per la combustione dei rifiuti, equiparata a energia rinnovabile,  oltre naturalmente ad un'intensa campagna informativa, formativa e partecipata per i cittadini.

È dunque solo e soltanto un problema di strategia e di politica industriale: in Germania e in Austria esistono dei contributi per le aziende che riciclano, e c’è anche una direttiva europea che vede nei giacimenti urbani il primo veicolo di approvvigionamento di materie prime per il futuro.

Riusciremo anche da noi a prevedere almeno questo nel nuovo Piano regionale?