Atto d'accusa contro ogni forma di ingiustizia - Giornale periodico on line a carattere politico e culturale
TRADIMENTO DEL SEGRETO INVESTIGATIVO E GOGNA MEDIATICA MASCHERATI DA “UGUAGLIANZA DINANZI ALLA LEGGE”. COSI’ SI IMPICCA LA DEMOCRAZIA E IL DIRITTO

carlo-nordio-pisapiaLa casta dei giudici ha risposto alla richiesta di atteggiamenti benevoli avanzata da BERLUSCONI con la più devastante delle aggressioni mascherata da “uguaglianza dei cittadini dinanzi alla Legge”. Ancora una volta il presidente del consiglio, invece di difendere, utilizzando i mezzi di cui dispone, le migliaia di Cittadini condannati a morte per suicidio, privati della Libertà in base ad accuse altrettanto “fondate” quanto quelle lanciate contro di lui, difende maldestramente se stesso. Mentre colpisce il raglio silenzioso del responsabile di giustizia del governo.
Noi non crediamo alle accuse lanciate con modalità ed elementi che solo analfabeti invidiosi possono considerare penalmente rilevanti. Ma ancora una volta denunciamo l’incapacità di una classe politica che aveva suscitato speranze di rinnovamento e giustizia per tutti di operare per la realizzazione di qualcosa che avvii uno straccio di riforma in direzione della tutela dei diritti, del lavoro, delle libertà dei Cittadini.

piero-ostellino-copertinaSe avesse il senso della dignità non si limiterebbe a belare sull’innocenza ( garantita da due convenzioni internazionali ) e non colpevolezza ( garantita dalla costituzione italiana) del premier ma – come suggeriva ieri Piero OSTELLINO con indignata ed elegante moderazione  - evidenzierebbe lo scempio che s’è fatto da parte della casta dei giudici non dei diritti alla privacy del cavaliere ma delle sventurate che sono state intercettate, pedinate e date in pasto alle belve massmediatiche senza avere commesso alcun reato e condannate a una gogna mediatica che solo la casta giudiziaria italiana gestisce ancora in Occidente. Tirerebbe fuori dai cassetti, la calsse politica,  se credesse nelle riforme, la riforma della giustizia che era stata preparata da Carlo Nordio e l’approverebbe con decreto Legge. Con altro decreto Legge approverebbe subito una Legge sulla casa e il credito di Lavoro nel SUD del paese. Non sarà capace di fare altro che lamentare l’“attacco al cavaliere” e con ciò faranno il gioco della casta giudiziaria che gestisce il potere usurpato non per l’uguaglianza dei Cittadini dinanzi alla Legge ma per i propri interessi e quelli dei propri complici.

Intanto pubblichiamo il testo di una proposta di Legge per la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta, nei cassetti del Senato da oltre dieci anni: Basterebbe avere il coraggio di metterla subito in votazione e si avrebbe la prova di come la mafia giudiziaria domini il paese. Per aggiornarla basterà aggiungere alla voce “pentiti” quella “intercettazioni”. Strumenti il cui uso degenerato ha portato alla situazione oggi esplosa con l’attacco a BERLUSCONI. Ma Che da decenni  porta in carcere Cittadini innocenti e spesso condannati a morte mediante suicidio.
falcoverde

Testo di una proposta di Legge per la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta, nei cassetti del Senato da oltre dieci anni:
ONOREVOLI SENATORI. - L'impiego, ripetitivamente contrastato, dei "collaboratori di giustizia" ha indotto, negli ultimi anni, il Parlamento a votare numerosi provvedimenti legislativi a volte poi risultati non sempre coordinati in modo ottimale con le norme contenute nella Costituzione e con i Trattati internazionali, sottoscritti dall'Italia, a partire dalla Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo.
In tale dibattito si sono inseriti prepotentemente appartenenti all'ordine giudiziario con manifestazioni oggettivamente finalizzate al tentativo di condizionare l'operato del Parlamento sovrano. Numerose sono state le esternazioni, riprese ed enfatizzate dalla stampa nel quadro di precise strategie finalizzate a creare allarme sociale e tentare di screditare il Parlamento addirittura accusato di voler "abolire per legge la mafia", in un articolo a firma di un pubblico ministero, comparso sulla prima pagina di uno dei piú diffusi quotidiani italiani il 25 luglio 1997, mentre il Parlamento stava esaminando le proposte di legge relative alla modifica dell'articolo 513 del codice di procedura penale. Negli ultimi anni la "giustizia ...amministrata in nome del popolo" secondo le previsioni dell'articolo 101 della Costituzione, ha visto un'amministrazione sempre piú lasciata non tanto all'iniziativa dei pubblici ministeri e al loro "...obbligo di esercitare l'azione penale" quanto a quella di presunti "collaboratori di giustizia" le cui accuse sono state poste acriticamente alla base di arresti in massa di migliaia di cittadini in operazioni che hanno assunto le connotazioni dei rastrellamenti piú che della verifica processuale dell'esistenza di responsabilità penali di cittadini. Tutto ció é avvenuto con l'uso abnorme e talvolta illegale della custodia cautelare senza alcun riguardo per la presunzione di non colpevolezza del cittadino accusato di avere commesso un reato, sancita dall'articolo 27 della Costituzione, ma, sopra tutto, per la presunzione di innocenza sancita dalla Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo, sottoscritto nel 1955, e del Patto di New York per la tutela dei Diritti civili, sottoscritto nel 1977.
S'é dovuto verificare piú volte come all'attività della polizia giudiziaria per la scoperta dei responsabili dei delitti, sia stata sostituita, come fonte privilegiata, la verbalizzazione di accuse di criminali poste a base di arresti indiscriminati anche quando tali accuse venivano smentite dai risultati delle indagini di polizia giudiziaria. Cosa che, in un paese civile, nel rispetto delle Leggi approvate da un Parlamento sovrano, dovrebbe portare a incriminare per calunnia i responsabili delle accuse smentite dagli accertamenti effettuati dagli organi di polizia. Si é arrivati a ritenere che sentenze di assoluzione emesse sulla base dell'elementare rispetto del principio della motivazione, sancito dalla stessa Corte di cassazione, possano additarsi come prova di corruzione dei giudici da parte di pubblici ministeri sempre piú appiattiti sull'acritica valorizzazione delle accuse formulate dai "collaboratori".
Con ció s'é creato un clima persecutorio e criminalizzate anche per gli appartenenti all'ordine giudiziario che svolgono funzioni giudiziarie e hanno ancora il coraggio di assolvere il Cittadino accusato dai "collaboratori" quanto le accuse di questi ultimi si rivelano illogiche, contraddittorie, sprovviste di elementi oggettivi di riscontro e addirittura smentite dai risultati delle indagini, talvolta pluriennali degli organi di polizia.

A fronte di tale realtà il Parlamento non puó assistere ancora passivamente agli attacchi che gli vengono mossi - specie da appartenenti all'ordine giudiziario in rapporti privilegiati con organi di stampa e centrali editoriali - come se fosse responsabile di chissà quale nefandezza per il solo fatto di avere avviato quello che si rivela un tentativo per il ripristino del proprio potere sovrano in ordine all'approvazione delle leggi, al rispetto dei diritti dei cittadini che costituiscono il "Popolo" in nome del quale, e non contro il quale deve essere amministrata la giustizia.
A questo punto si ritiene indispensabile verificare:

1) quale uso si sia fatto dei "collaboratori di giustizia" da parte dei diversi organi funzionalmente delegati a tale compito;
2) quali conseguenze abbia quell'uso sull'"amministrazione in nome del popolo" della giustizia stessa;
3) quali somme sono state spese, e per quali ragioni, per soddisfare talune esigenze di tali "collaboratori" (Piú volte i sindacati di polizia hanno lamentato il fatto che i loro iscritti addetti alla "protezione" dei "collaboratori", hanno subito la mortificante verifica di come gli organi dello Stato abbiano soddisfatto ogni capriccio del "collaboratore" con spese miliardarie a carico dell'erario);
4) se l'impiego di quelle somme per dotare le forze di polizia di migliori strumenti tecnici e per consentirne l'ulteriore specializzazione potesse portare a migliori risultati non solo in concreto ma anche per la stessa immagine dello Stato;
5) se siano state recuperate da parte dello Stato le somme pagate ai "collaboratori" dei quali si é successivamente accertato il mendacio e/o la violazione della convenzione stipulata con gli organi dello Stato;
6) quanti anni di carcere siano stati subiti da "cittadini" riconosciuti innocenti, dopo anni di custodia cautelare subita solo per l'acritico appiattimento dell'accusa sulle accuse dei "collaboratori" che fin dall'inizio risultavano documentalmente smentite da sentenze definitive, atti pubblici, indagini di polizia;
7) quale sia il costo umano, sociale, finanziario, per la stessa immagine dell'Italia, della giustizia amministrata sulla base delle dichiarazioni di "collaboratori" anziché del "popolo";
8) quali provvedimenti legislativi sia necessario approvare perché trovino effettiva applicazione le disposizioni di cui agli articoli 27, 101 e 111 della Costituzione e alla Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo e del Patto di New York per la tutela dei Diritti civili;
9) quali norme sia necessario approvare per garantire il potere sovrano del Parlamento per l'approvazione delle leggi, anche in materia di giustizia e l'indipendenza dei giudici che svolgono funzioni giudicanti anche rispetto alle azioni degli appartenenti all'ordine giudiziario con funzioni inquirenti.


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