

Specie in BASILICATA e in CALABRIA dove più forte fu la reazione all’aggressione condotta con metodi criminali dal generale francese MANES che anticipò di cinquant’anni le stragi di CIALDINI, LAMARMORA, PIOLA CASELLI, PINELLI. La gestione del potere coloniale nella parte continentale del Reame di NAPOLI era stata affidata da NAPOLEONE a Gioacchino MURAT dopo la nomina di Giuseppe BUONAPARTE a re di SPAGNA nel 1808. Ma MURAT temeva di non poter durare a lungo come reggente nel SUD.
Come evidenzia BIANCHINI “…in questo suo proponimento vieppiù andavasi fermando per il timore concepito dopo il matrimonio di Napoleone con una principessa della casa d'Austria, presso della quale avesse potuto valere l' opera della nostra regina Carolina, perché il reame di Napoli tornasse ai Borboni. Pertanto venne nel 1810 posto il campo nell'estrema Calabria tra Reggio e Scilla, e cominciò Murat la sua impresa prendendo il nome e l'uFficio di luogotenente di Napoleone nelle Calabrie. Ma Napoleone, il quale non avea in animo di far quella impresa, e piuttosto verso quei luoghi volea tener volta l'attenzione degl'Inglesi, perché nol disturbassero al tutto negli altri suoi disegni, senza mettere Murat a parte di tali cose, avea disposto che la Sicilia non mai si potesse attaccare senza l'assentimento di Grenier ch'egli avea eletto a duce delle Francesi schiere, e che solo era depositario di quel segreto. Laonde dopo vari accidenti e dopo inutili e grosse spese levò Murat il campo da quei luoghi, e tornossene in Napoli intorno alla fine del 1810….”(1).
Come evidenzia BIANCHINI “…in questo suo proponimento vieppiù andavasi fermando per il timore concepito dopo il matrimonio di Napoleone con una principessa della casa d'Austria, presso della quale avesse potuto valere l' opera della nostra regina Carolina, perché il reame di Napoli tornasse ai Borboni. Pertanto venne nel 1810 posto il campo nell'estrema Calabria tra Reggio e Scilla, e cominciò Murat la sua impresa prendendo il nome e l'uFficio di luogotenente di Napoleone nelle Calabrie. Ma Napoleone, il quale non avea in animo di far quella impresa, e piuttosto verso quei luoghi volea tener volta l'attenzione degl'Inglesi, perché nol disturbassero al tutto negli altri suoi disegni, senza mettere Murat a parte di tali cose, avea disposto che la Sicilia non mai si potesse attaccare senza l'assentimento di Grenier ch'egli avea eletto a duce delle Francesi schiere, e che solo era depositario di quel segreto. Laonde dopo vari accidenti e dopo inutili e grosse spese levò Murat il campo da quei luoghi, e tornossene in Napoli intorno alla fine del 1810….”(1).

Nelle Calabrie, ove più forti erano i briganti; furono nell'ottobre dell' anno 1810 conferiti pieni poteri al general Francese Manes, il quale alle accennate disposizioni di leggi altre ne uni ancor più severe, punendo di morte chiunque avesse avuto la più picciola relazione co' briganti, senza che neppure alcuna se ne permettesse tra fratelli, padri figliuoli, mariti e mogli. Tutti i cittadini star doveano armati era obbligo di uccidere i briganti anche se loro fratelli, figli o padri si fossero. S'impedirono i lavori della campagna, non fu permesso portar cibo agli stessi coltivatori della terra a fin d'isolare del tutto i briganti e ridurli per fame. E perché tali cose fossero eseguite con sommo rigore, veniva la minima infrazione punita di morte, non rispettandosi né la buona fede né la sventura, ne il sesso, ne la veechiaia, e nò anche la tenerissima età; sicché quasi diresti ch'era ivi cessato ogni senso di umanità e sciolto qualsiasi social legame. Di 3000 briganti, che leggcvansi nelle liste pubblicate al cominciar di novembre del 1810, non uno restavano al finir del seguente mese di dicembre. Pochi fuggirono in Sicilia; parte morirono di fame e di stento, altri presi a tradimento, o combattendo, furono giudicati, e messi a morte; e non pochi dopo ostinata resistenza diedero prove di tal coraggio e fermezza, che ove per avventura una degna causa e non il delitto avessero parteggiato, avrebbero le virtù loro uguagliato anche quelle più chiare della moderna e dell'antica età. (1)”.
Duecento anni sono passati. E l’ignoranza e la viltà fanno dimenticare l’anniversario della rivolta antifrancese e l’eroismo di Calabresi e Lucani che anticiparono la liberazione del Reame.
G.L.
( 1 – Della storia delle finanze del regno di Napoli - Lodovico Bianchini - 1839 PALERMO )