palazzaccio La Cassazione ha chiesto al Csm il trasferimento dall'ufficio e dalle attuali funzioni del procuratore capo della Repubblica di Salerno. L'intervento della Suprema Corte fa seguito allo scontro con Catanzaro sullo sfondo del caso De Magistris
Catanzaro
Ancora una possibile vittima del ciclone Why Not e del caso De Magistris. L'ombra del trasferimento aleggia sempre più concretamente sul capo del procuratore di Salerno Luigi Apicella, protagonista a inizio dicembre dell'ormai famoso scontro con la Procura catanzarese.

Il procuratore generale della Corte di Cassazione, infatti, ha avviato l'azione disciplinare di sua competenza chiedendo al Consiglio superiore della magistratura il trasferimento di Apicella ad altra sede e ad altre funzioni. «La richiesta urgente – si legge in una diffusa dallo stesso Csm – è stata inviata ai sensi dell'art. 13, comma 2 del Decreto legislativo 109 del 2006 e verrà trattata dalla sezione disciplinare (a porte chiuse, ndr) nella camera di consiglio straordinaria convocata per il 10 gennaio 2009 alle ore 9,30».


L'istanza del pg della Cassazione Vitaliano Esposito, titolare esclusivo dell'azione disciplinare insieme al ministro della Giustizia, irrompe in uno scenario già piuttosto articolato. Lo stesso Csm, ma in questo caso la prima Commissione, ha concluso nei giorni scorsi la propria istruttoria sullo scontro Salerno-Catanzaro avviando le procedure di trasferimento per incompatibilità ambientale e funzionale non soltanto a carico di Apicella, ma anche del pg calabrese Enzo Jannelli e di cinque pm delle due Procure. La novità dell'intervento della Cassazione sta anche nei tempi: il trasferimento per incompatibilità ha procedure più lunghe e l'iter potrebbe completarsi non prima di fine gennaio, quello per questioni disciplinari potrà andare più rapidamente all'esame del plenum di Palazzo dei Marescialli.


È possibile che la Procura generale della Suprema Corte abbia avviato istruttorie, non ancora concluse, su altri magistrati coinvolti nello scontro. Non è quindi da escludere che all'atto d'incolpazione con richiesta di misura cautelare urgente a carico di Apicella facciano seguito altre istanze nei confronti di altri protagonisti della vicenda. A sollecitare iniziative disciplinari era stato, d'altronde, lo stesso Csm dopo aver ascoltato i pm protagonisti dell'inedita "guerra" tra Procure. Ad attivarsi, chiedendo le trascrizioni delle audizioni, erano stati sia la Pg della Cassazione che il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.

Le due istruttorie sono andate avanti parallelamente. E se il pg della Cassazione è arrivato ieri ad una prima conclusione, gli ispettori del ministro Alfano sono ancora al lavoro, pur avendo già rilevato alcuni profili sanzionabili dal punto di vista disciplinare, tra cui le modalità delle perquisizioni a carico dei magistrati di Catanzaro (uno di essi, Salvatore Curcio, sarebbe stato fatto denudare) e il sequestro di un intero fascicolo giudiziario (l'inchiesta Why Not) considerato come corpo del reato.


Comunque vada a finire, Apicella potrebbe restare in servizio nell'eventuale nuova destinazione per pochissimi mesi. A marzo, infatti, il magistrato andrà in pensione. E il suo posto a Salerno è già stato messo a concorso dal Consiglio superiore della magistratura.


L'intervento di Palazzo dei Marescialli, come noto, fa seguito alle polemiche sullo sfondo del caso De Magistris e dell'inchiesta Why Not. La bagarre è scoppiata lo scorso 2 dicembre, quando la Procura di Salerno ha disposto una raffica di perquisizioni ai danni di otto alti magistrati catanzaresi, indagati insieme ad altre persone con l'accusa di aver tramato contro l'ex pm Luigi De Magistris. Il presunto complotto si sarebbe posto l'obiettivo di delegittimare l'immagine dell'ex pm, nel frattempo trasferito da Catanzaro e Napoli, e di smembrarne le inchieste più scottanti, a partire proprio da Why Not che, avocata nell'estate 2007, è attualmente condotta dalla Procura generale di Catanzaro.

Alle perquisizioni, effettuate con modalità clamorose nelle abitazioni private e negli uffici del Palazzo di Giustizia, la Pg calabrese ha risposto il 4 dicembre con il contro-sequestro degli atti dell'inchiesta Why Not, alla quale appena due giorni prima erano stati apposti i sigilli su disposizione di Salerno. Sei magistrati salernitani – tra cui lo stesso Apicella – sono anche finiti nel registro degli indagati: la Procura generale di Catanzaro ipotizza a loro carico i reati di abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio per aver disposto il sequestro di un'indagine tuttora aperta.


Sequestro e contro-sequestro hanno generato una situazione di stallo senza precedenti, risolta soltanto grazie all'intervento del Capo dello Stato e alla mediazione del pg della Cassazione. Garante Esposito, infatti, l'8 dicembre è stato siglato un accordo fra le due Procure che ha portato al dissequestro reciproco degli atti. Nel frattempo è intervenuto il Csm, con l'istruttoria aperta e conclusa nel giro di due settimane dalla prima Commissione a carico di sette magistrati delle due Procure.


Tolti i sigilli ai fascicoli, anche l'iter giudiziario di Why Not è andato avanti: lo scorso 17 dicembre, infatti, la Procura generale catanzarese ha deposito l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di 106 persone, tra le quali il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero e il suo predecessore Giuseppe Chiaravalloti. Il primo ha già chiesto ai magistrati di essere interrogato per chiarire la propria assoluta estraneità ai fatti contestati dall'accusa. E visto che l'avviso gli è stato notificato il 23 dicembre, l'audizione dovrà essere fissata non oltre la prima decade di gennaio.

 


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