


Dopo l’arresto di LUPIS, SALVATORE CURCIO marciò su SALERNO. Disse ai colleghi che i ritrovamento della pistola all’aeroporto cambiava tutto. Che dovevano assolvere immediatamente lui e i complici per la rapina della casa della Contessa che con quella pistola – proprio quella rinvenuta all’aeroporto di REGGIO CALABRIA disse – avrebbe voluto ucciderlo il 22 Settembre 2000. E incriminare l’avvocato per attentato alle sue – di CURCIO – virtù antimafia e lesa maestà. I colleghi di CURCIO non si impressionarono troppo. Richiesero il rinvio a giudizio di CURCIO e complici. L’udienza preliminare fu fissata dinanzi al GUP per il 4 Luglio 2004.
La Contessa LUCIFERO diede incarico all’avvocato LUPIS d rappresentarla in quell’udienza e difenderne le ragioni dinanzi al Giudice dell’udienza preliminare del tribunale di SALERNO. Fu a questo punto che a CATANZARO fu deciso un nuovo arresto dell’avvocato LUPIS. Non essendo praticabile un secondo arresto per “detenzione di arma” si decise di incriminarlo per “calunnia” del giudice “antimafia” MOLLACE.
LUPIS ne aveva denunciato l’incapacità e chiesto la sostituzione. MOLLACE invece di trattenere a REGGIO CALABRIA il fascicolo relativo all’imputazione dell’avvocato LUPIS per porto abusivo di arma, il 12 Gennaio 2004, si consultò direttamente con la collega “antimafia” BARBAINI. Costei gli inviò delle copie degli atti comprovanti i reati compiuti in nome dell’ “antimafia solidale”.
Lo scempio della giustizia e l’uso della lupara giudiziaria si colora di comicità: BARBAINI fin dal 24 Ottobre 2001 aveva scoperto che l’avvocato Vincenza MATACERA aveva tradito il mandato ricevuto e si era appropriato indebitamente della somma di 102.350.000 della Contessa LUCIFERO.
Scoperta aveva fatto dire al fratello, avvocato Attilio MATACERA, che se la Contessa avesse richiesto la restituzione della somma lui l’avrebbe denunciata di voler uccidere CURCIO e avrebbe indicato l’avvocato LUPIS come complice. Dimostrando l’intelligenza investigativa e il rispetto della Legge per cui vanno famosi nel mondo i giudici antimafia, BARBAINI, invece di procedere nei confronti dei due MATACERA incriminò la Contessa LUCIFERO e l’avvocato LUPIS per porto e detenzione d’arma. E naturalmente, a il 18 Novembre 2003 inviò gli atti “ per competenza” alla procura del suo collega giudice “antimafia” CURCIO a CATANZARO invece che a SALERNO.
Non meraviglia che di lì a un mese invece di effettuare una perquisizione per trovare la somma di 102.350.000 sottratta indebitamente alla Contessa LUCIFERO dai MATACERA, si sia effettuato all’aeroporto di REGGIO CALABRIA, l’11 Gennaio 2004, la perquisizione che portò a rinvenire la pistola e all’arresto di LUPIS. Il giudice “antimafia” MOLLACE, il 12 Gennaio 2004 si abboccò con la collega “antimafia” di MILANO. L’incontro delle due intelligenze investigative portò anche MOLLACE a omettere ogni azione per i delitti compiuti dai due avvocati MATACERA pur avendone ricevuto le prove scritte da MILANO. Naturalmente, fallito come s’è visto la marcia di CURCIO su SALERNO dopo l’arresto di LUPIS, MOLLACE, il 16 Marzo 2004, inviò alla procura del giudice “antimafia” CURCIO, a CATANZARO invece che a SALERNO, il fascicolo della detenzione dell’arma “trovata” all’aeroporto di REGGIO CALABRIA. Del fascicolo si impadronì la collega “antimafia” del giudice “antimafia CURCIO, Carla SACCO. Anche costei sorvolò sui delitti commessi dagli avvocati MATACERA e omise di incriminarli per l’appropriazione indebita e l’estorsione.
Addirittura, il 16 Marzo 2004, interrogando l’avvocato Attilio MATACERA, il p.m. antimafia SACCO – il cui ufficio a CATANZARO era a fianco di quello di CURCIO - gli contestò benevolmente di avere commesso i reati di falso e calunnia. Ovviamente la benevolenza (forse anche i rapporti con il collega CURCIO? È calunnioso ipotizzarlo?) le impedì di contestargli formalmente quei reati, documentalmente provati. SACCO portò a termine più alta impresa e missione. Come si ricorderà a SALERNO era stata fissata l’udienza del 4 Luglio 2004 nei confronti di CURCIO e complici per la rapina dell’appartamento della Contessa LUCIFERO che aveva dato all’avvocato l’incarico di rappresentarla e difenderla in quella sede. Il giudice “antimafia” SACCO, collega del giudice “antimafia” CURCIO, sulla base di una intelligente rilettura – la stessa di BARBAINI e MOLLACE - degli atti comprovanti i delitti compiuti daiMATACERA e da CURCIO e complici, richiese al giudice delle indagini preliminari “antimafia” di CATANZARO Antonio BAUDI di emettere provvedimento di cattura nei confronti dell’avvocato Lupis per avere “calunniato” il giudice “antimafia” MOLLACE del quale l’avvocato LUPIS s’era permesso di chiedere la sostituzione per incapacità il 13 Gennaio 2004. La misura detentiva fu naturalmente emessa e l’avvocato LUPIS fu messo e trattenuto in carcere fino ad Ottobre 2004. Fino al decorso dei termini massimi di custodia cautelare. Il 17 Maggio 2010, deponendo quale teste dinanzi al tribunale di CATANZARO, come già avevano fatto il 25 Febbraio e l’8 Marzo 2010 i due avvocati MATACERA, il giudice “antimafia” MOLLACE, sotto giuramento, dichiarò due volte il falso: Sostenne di non avere saputo nulla fino alla data dell’arresto dell’avvocato LUPIS a Luglio 2004 dell’esistenza di un procedimento originato dalla richiesta di sostituire MOLLACE per incapacità nel condurre le indagini.
Sostenne ancora di non avere avuto contatti diretti con la sua collega “antimafia” di MILANO BARBAINI e di avere solo saputo dal proprio procuratore capo della volontà di costei di contattarlo. Al contrario, per come risulta dagli atti, il giudice “antimafia” MOLLACE subito dopo avere disposto l’arresto dell’avvocato LUPIS l’11 Gennaio 2004 e solo dopo esserne stato sollecitato aveva comunicato al suo procuratore capo di essere in contatto dal 12 Gennaio 2004 con il giudice “antimafia” BARBAINI di MILANO. E in ordine alla richiesta di comunicare che cosa intendesse fare in merito alla richiesta di sostituzione per incapacità che era stata avanzata dall’avvocato LUPIS aveva comunicato di riservare ogni azione a propria tutela.
Tutti gli elementi evidenziati sono provati integralmente da atti processuali acquisiti a CATANZARO che provano la gestione della giustizia come una lupara giudiziaria contro un avvocato. Responsabile di avere difeso una cliente che era stata rapinata della casa di abitazione da magistrati-rapinatori. Provano l’intervento in favore dei giudici responsabili della rapina da parte dei loro colleghi antimafia per nasconderne le responsabilità e aggredire e arrestare l’avvocato che aveva osato evidenziarle e chiedere e ottenere giustizia. In una sede diversa da CATANZARO, a SALERNO.


Noi ci limitiamo a constatare come non esista giustizia contro le lupare giudiziarie gestite dall’antimafia.
