gazzetta17sept2019nardi F0D9CC72 360F 40BC 839E 504B33C238A4Lecce: Il “Sistema Trani” al processo si è rivelato montatura di Savasta e D’Introno. Risalta l’innocenza di Michele Nardi

C’è la stampa collusa con chi a Lecce vuole la condanna del Dr. Nardi sapendolo innocente e avendo le prove di un’associazione tra SAVASTA e D’INTRONO operante almeno dal 2007. Quando il Dr. Nardi da un anno era andato via da Trani. La prova è data dalla comparazione tra quanto pubblicava la Gazzetta del Mezzogiorno il 17 Settembre 2019 e la pubblicità che oggi, più di un anno dopo, viene data alla richiesta di condanna formulata dall’accusa contro il Dr. Nardi a diciannove anni e dieci mesi nei termini che la Gazzetta aveva anticipato. E senza avere mai messo in comparazione la demolizione dell’accuse contro il Dr. Nardi e delle collusioni, nel formularla, di SAVASTA e D’INTRONO. Per ottenere i benefici, specie D’INTRONO, con lo stralcio della sua posizione nonostante le prove di ricatti ed estorsioni persino ai danni dei familiari: Padre, fratello, sorella. E di una ricchezza spropositata in case, terreni, immobili di SAVASTA e familiari di costui. Protetto fino all’arresto con collusioni fino alla presidenza del Consiglio dei ministri.
Con DAGOSTINO che, grazie a Tiziano RENZI, papà di Matteo, ex presidente, ce lo conduce e lo porta a cena, assieme a D’INTRONO con LOTTI, segretario a quella a presidenza che interviene al C.S.M. e gli fa ottenere il trasferimento da TRANI a ROMA. Poi, scoperti, i due responsabili dell’associazione, accusano il Dr. Nardi, sapendolo innocente. E puntando sulla credulità dell’accusa e di improbabili investigatori. Tipica manovra da manuale: Colpevoli accusano innocenti per ottenere benefici. E’quanto è emerso ed emerge dal processo di Lecce contro il Dr. Nardi: Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 17 settembre 2019.

L'INCHIESTA DI LECCE
Ex pm Trani arrestato: «Savasta insabbiò l'indagine su Giancaspro»
Altra accusa al pm finito in carcere: «Giancaspro parlò di tangenti, ma il fascicolo su di lui venne archiviato dopo uno strano errore»
“ MASSIMILIANO SCAGLIARINI
25 Gennaio 2019 …”.

Le prove di quanto dico erano contenute nell’articolo pubblicato con il titolo di sopra riportato. Di cui evidentemente la requisitoria dell’accusa non ha tenuto alcun conto e che per questo riporto integralmente:
“ L’accusa non verrà mai provata in una aula di giustizia, perché i fatti sono ormai troppo datati. Ma il sospetto - forte - è che l’ex pm tranese Antonio Savasta, in carcere per aver favorito l’imprenditore Flavio D’Introno, possa aver insabbiato una indagine sull’ex patron della Fc Bari, Cosimo Giancaspro, coinvolto a Molfetta in una vecchia storia di mazzette che il magistrato avrebbe tenuto in un cassetto fino a farla prescrivere.
Per questa vicenda la Procura di Lecce ha iscritto Savasta con l’ipotesi di abuso d’ufficio, rilevando però l’«epoca remota cui risale la gestione di quelle indagini» e dunque la difficoltà di muovere una specifica contestazione. Tuttavia il gip Giovanni Gallo l’ha ritenuta rilevante «sotto il profilo della valutazione delle esigenze cautelari» a carico dell’ex pm, poi trasferito a Roma come giudice.

Siamo nel 2011, quando Molfetta fu svegliata dai 30 arresti dell’operazione «Mani sulla città» imperniata sull’allora dirigente dell’ufficio tecnico Rocco Altomare: tangenti in cambio di permessi per costruire. In un rivolo di questa storia incappa anche Giancaspro, all’epoca commercialista di un imprenditore, Mauro Spadavecchia, interessato a sbloccare l’autorizzazione per ristrutturare l’ex hotel Tritone. Nel 2009, Di fronte alle difficoltà con il Comune, Giancaspro avrebbe favorito un incontro tra Spadavecchia e il fratello di Altomare, titolare di uno studio tecnico, sollecitando il primo ad affidare un incarico di progettazione al secondo, oppure a cedere all’Altomare un piano dell’edificio. Sia come sia, a un certo punto la pratica si sblocca e si parla di una mazzetta da 500mila euro che sarebbe stata corrisposta in due tranche. È proprio Giancaspro a raccontare della tangente a Savasta, che nel 2011 lo iscrive con l’accusa di millantato credito.

Quando Savasta lascia Trani, i suoi fascicoli vengono passati al setaccio dal pm Giovanni Lucio Vaira, che manda una serie di relazioni alla Procura di Lecce. Una riguarda, appunto, la vicenda di Giancaspro: all’esame degli atti, l’accusa di millantato credito a carico dell’allora commercialista appare infatti «fin troppo prudenziale», mentre quella di corruzione nei confronti di Altomare, di Spadavecchia e di Giambattista Del Rosso (componente della commissione locale per il paesaggio, che nel 2011 era finito ai domiciliari) era stata nel frattempo archiviata. Pur avendo raccontato lui delle tangenti, «assumendo su di sé anche il ruolo di concorrente nel reato» di corruzione, Giancaspro era stato insomma incolpato di essersi messo in tasca il mezzo milione «con il pretesto di dover comprare il favore del pubblico ufficiale necessario per la realizzazione del progetto edilizio di trasformazione dell’Hotel Tritone». Salvando così gli altri da tutte le accuse.

Pur trattandosi di fascicolo del 2011, Savasta lo manda a giudizio nel 2016 ma dimentica di documentare al giudice delle indagini preliminari l’avvenuto invio a Giancaspro dell’avviso di conclusione delle indagini. E gliene manda un secondo. L’udienza preliminare si tiene così a marzo 2017, a sette anni dai fatti (il reato si prescrive in sei). Questo, annota il gip Leone, «fa sì che il Gip chiamato a decidere sulla tardiva richiesta di rinvio a giudizio non possa che dichiarare l’intervenuta prescrizione del reato» contestato a Giancaspro. Nella relazione mandata da Vaira alla Procura salentina viene rilevata «la mancata trasmissione al Gip (da parte di Savasta, ndr) degli atti relativi alla notifica dell’avviso 415 bis cpp - pur effettuata - con conseguente declaratoria di nullità della richiesta di rinvio a giudizio e la - ingiustificata - nuova emissione di avviso 415 bis cpp con conseguente allungamento ulteriore dei tempi di definizione, che determinavano, come detto, da ultimo una declaratoria di non doversi procedere per prescrizione del reato». E dunque Giancaspro, oggi ai domiciliari per il crac della Finpower, ha evitato di dover rispondere anche di millantato credito.”.

millepaginepmC’è una giustificazione in merito nelle fantastiche mille pagine depositate dall’accusa in conclusione della requisitoria da mille e una notte? Certamente no! Ma nella Domenica odierna 15 Novembre 2020 dalla Chiesa si ricorda l’Avvocato Floribert Bwana Chui, assassinato per essersi opposto alla corruzione. “Non ha accettato una mazzetta e, per questo ha pagato con la vita il suo gesto…viene attirato in un agguato, torturato e ucciso. Nel 2016 il Vescovo Theophile Kaboy ha aperto il processo di beatificazione di Floribert”.
L’altra prova è stata acquisita a Maggio 2019. Conferma la capacità di imposturare di D’INTRONO e SAVASTA attraverso le parole del teste TARANTINI, vittima dei due: Sentito per ore, TARANTINI ha, fra l’altro enunciato testualmente, dopo che la Procura di Lecce aveva chiesto il rinvio a giudizio solo per dieci degli undici indagati, escludendo appunto D’Introno, perché «D’Introno - ha spiegato in udienza il pm Licci - aveva depositato una memoria difensiva estremamente complessa con ulteriori richieste
istruttorie….”. Ma ascoltato nell’ “udienza fiume del 18 maggio… un altro imprenditore di Corato, Paolo Tarantini, vittima della stangata da 400mila euro…”ha dichiarato di avere “… pagato per far chiudere una falsa indagine per evasione fiscale, con D’Introno nella parte del mediatore: non solo avrebbe prestato parte della provvista finanziaria per la mazzetta ma avrebbe anche accompagnato Tarantini ai due appuntamenti per la consegna dei soldi…”. Ma TARANTINI HA DICHIARATO DI NON AVERE MAI VISTO “…l’ex gip per questa vicenda…”.
L’imprenditore… ha poi raccontato di quando Savasta si presentò da lui in un bar a chiedere un prestito di 60mila euro («Disse di dover portare il figlio in America per un intervento chirurgico, si mise anche a piangere») e di essere stato costretto a consegnare a Nardi - sempre tramite D’Introno - altri 30mila euro (poi diventati 40mila) per chiudere una causa di lavoro già vinta in primo grado…”.

Un’accusa semplicemente meno ingenua a questo punto avrebbe semplicemente contestato ai due compari, SAVASTA e D’INTRONO, immediatamente il reato di calunnia. E avrebbe capito definitivamente di essere stata e di rimanere vittima della capacità di imposturare dei due. D’INTRONO per nascondere le responsabilità proprie e di SAVASTA spillando soldi a creduloni come il povero TARANTINI sostenendo che fossero “per Nardi”. Che Tarantini non ha mai visto né sentito; SAVASTA rivelandosi oltre a un capo adeguato dell’associazione creata con D’INTRONO, con entrature fino a Palazzo Ghigi,. Capace un eccezionale mentitore. Capace di presentarsi anche in un bar per chiedere a TARANTINI ancora sessantamila euro per portare il figlio “in America a curarsi.”.
Il Dr. Nardi ha subito due anni di carcerazione preventiva per essersi opposto alla corruzione e avere servito la giustizia indagando per scoprirne plurimi responsabili. La Giustizia ne ha le prove. Sulle quali l’accusa s’è permessa di ironizzare e la stampa collusa ha taciuto. E’il momento di affermarlo contro le complicità documentate di SAVASTA e D’INTRONO ripristinando la libertà dell’Innocente.
15 Novembre 2020  Nicola Scali

Nota di redazione: Registrazione dell'udienza di ieri 14 Novembre 2020 al Tribunale di Lecce a cura di Radio Radicale "
Processo a carico di Michele Nardi ed altri". Arringa magistrale e ineccepibile dell'Avvocato Domenico Mariani difensore del Dr. Michele Nardi registrata sui FILE 4/5 e 5/ https://www.radioradicale.it/scheda/620581/processo-a-carico-di-michele-nardi-ed-altri-per-la-vicenda-sistema-trani
https://www.radioradicale.it/scheda/620581

Nell'immagine a destra l'Avvocato Domenico Mariani difensore del Dr. Michele Nardi.
DomenicoAvvMarianiRadio Radicale difesa avv Mariani