Atto d'accusa contro ogni forma di ingiustizia - Giornale periodico on line a carattere politico e culturale

Dove sei Italia mia bella ?

Dove sei Italia mia bella ?
di Francesco Venerando Mantegna

Fino a qualche mese fa c’erano portaborse e ruffiani degli uomini di potere, frequentatori assidui di salotti e lidi tropicali, che bollavano come populista l’ipotesi dell’incombente declino del nostro Paese, sul piano politico e culturale. Oggi forse anche loro si arrendono all’evidenza, perché l’Italia che abbiamo nel cuore ce la stanno portando via, giorno dopo giorno. Hanno spento le luci della passione civile, della cultura, dell’amore per le cose belle della vita. Il nostro quotidiano ci viene imposto nella tensione, siamo stati ridotti alla sudditanza con un pauroso balzo indietro nella storia, un ritorno al Medioevo, la preoccupazione di lavorare per pagare balzelli e tasse ad uno Stato trasformatosi in meccanismo di rapina.
Quando ti sottraggono oltre la metà di ciò che guadagni nel nome di servizi sociali inesistenti, quando vedi che si fanno leggi mirate a spogliare il popolo, quando ti accorgi che i soldi che hai guadagnato non  sono tuoi ma dei banchieri, quando guardi negli occhi il tuo bambino appena nato sapendo che ha un debito personale di oltre trentamila euro anche se tu hai già finito i soldi prima della fine del mese, quando il primo Tg della mattina mira ad assuefarti all’idea che la tua vita è appesa allo spread, quando assisti alla manbassa dei fondi pubblici da parte di tanti farabutti mascherati da politici, quando vedi 50.000 famiglie italiane in procinto di perdere la casa e tutto ciò che posseggono perché non ce la fanno a pagare l’IMU, quando vedi che non funziona più niente nella pubblica amministrazione, quando ti accorgi di non essere più un cittadino ma un suddito…. allora prendi coscienza che non abiti più in un paese libero.




Allo stesso tempo, dobbiamo chiederci come la guardano oggi l’Italia i nostri soldati lontani, i nostri marò ancora in India grazie a governanti indegni di questo appellativo e disonore della bandiera, come la guardano i nostri carabinieri, agenti delle forze dell’ordine, vigili del fuoco, finanzieri costretti ad ubbidire, ad esporsi al rischio di perdere la vita con stipendi da fame. Come vedono che un governo piegato al volere dei banchieri-burattinai europei, cioè quello di derubare il popolo, arriva a programmare la chiusura improvvisa di 40 Questure, a tagliare 4 miliardi di euro alle forze di polizia e ai Vigili del fuoco, mentre si continuano a spendere 21 miliardi l’anno per mantenere in vita le auto blu e le scorte sovrabbondanti. Uno Stato diviso in due categorie: da una parte il popolo da sfruttare con una tassazione immorale che calpesta la Costituzione, dall’altra i privilegiati componenti delle varie caste che hanno occupato il potere utilizzandolo a fini personali o di gruppo.




E come la guardano oggi, l’Italia, le decine di migliaia di cittadini che hanno perduto il posto di lavoro, le migliaia di imprenditori trattati dal fisco come polli da spennare e costretti a chiudere le aziende o gli esercizi commerciali, come la vede la gioventù a cui è stata rubata persino la speranza? Una scuola ove sono sempre più frequenti episodi inquietanti di assenteismo, ove si fanno le collette per pagare il riscaldamento o la bolletta dell’elettricità, ove una massa di insegnanti precari è costretta a pensare come sbarcare il lunario ed al proprio incerto destino, piuttosto che alla propria delicata missione.
Bisogna guardarla, questa nostra Italia, cercando di mettersi nei panni di milioni di cittadini con il fiele nell’anima, amareggiati delusi indignati, per giungere ad una conclusione sconvolgente: una nazione allo sbando, che a distanza di 65 anni dall’entrata in vigore della sua Costituzione, si vede retrocedere in tutti i suoi settori strategici: i servizi sociali, la scuola e l’università, la ricerca scientifica e tecnologica, l’impresa, il sistema giudiziario, la qualità delle infrastrutture. Dopo un ventennio si cercano ancora gli autori delle stragi, in una nebbia che impedisce di distinguere tra eroi martiri, ricerca dei mandanti ed avvoltoi speculatori della cosiddetta “cultura della legalità”; in un sistema giudiziario catastrofico, agli ultimi posti al mondo e grazie al quale gli investitori stranieri si tengono alla larga. Le nostre istituzioni in conflitto ai vertici dello Stato, magistrati che agitano l’indipendenza corporativa pretendendo di essere “potere politico”, interferendo con l’Esecutivo se non ancora più in alto, al vertice dello Stato.
In questo scenario si annunciano le elezioni politiche del 2013. Quegli stessi partiti che hanno smesso di fare politica e sostenuto il governo dei banchieri a depredare l’Italia, si preparano alla campagna elettorale con la precisa intenzione di rimettere Monti a governare. Lo fanno con la solita sceneggiata che vorrebbe far apparire reale lo scontro politico, in realtà sottobanco sono quasi tutti d’accordo nell’unico obiettivo di allungare la permanenza in sella dei loro leader e quadri dirigenti per ulteriori 5 anni, dopodiché avranno abbondantemente raggiunto e superato nel più dei casi l’età pensionabile. Osano presentarsi ancora nelle vesti di chi vuole rinnovare, migliorare, crescere…



Vanno cacciati, qualunque sia l’esito elettorale e lo scenario di governo successivo, questa classe politica deve essere considerata superata e si deve porre mano ad un profondo rinnovamento di questo Paese, al suo impianto istituzionale, al funzionamento della pubblica amministrazione, alla eliminazione immediata di qualunque sacca di potere e di privilegi, compresa la confisca dei patrimoni realizzati truffando i cittadini, la cancellazione delle pensioni dorate e gli accumuli, in una parola la restituzione del maltolto ai giovani di questo Paese, che non possono essere le vittime dell’egoismo e dell’avidità di una classe dirigente vecchia ed incapace, che ha usato l’amministrazione pubblica come una riserva di caccia. Bisogna riportare tutto ciò che è “pubblico” all’effettivo servizio del popolo sovrano.
Ammesso che si faccia ancora in tempo.

Nota di redazione: Articolo di Francesco Mantegna Venerando. Titolo di J'Accuse...!


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