Atto d'accusa contro ogni forma di ingiustizia - Giornale periodico on line a carattere politico e culturale
IL CASO VALLELONGA – LA MAFIA DEL POTERE COLONIALE  MASCHERATO DA ANTIMAFIA COLPISCE ANCHE ALL’ESTERO I MERIDIONALI  EMIGRATI DAL REGNO DELLE DUE SICILIE – ABROGARE IL 416bis e L’INQUISITORE ANTIMAFIA.

ilda-boccassini-pm-insertg-pignatone-insertSiamo stati i soli  a denunciare la valenza coloniale dell’ “operazione crimine” quando  le agenzie di stampa italiane ed estere si sono scatenate nell’esaltazione dell’operazione mafiopoliziescogidiziaria che ha portato in carcere oltre trecento Cittadini di origine calabrese tra la CALABRIA e la LOMBARDIA. Si sono sprecate le conferenze stampa con i numeri dell’operazione senza che nessuno ne abbia rilevato le caratteristiche di rastrellamenti con connotazioni razziste. Non c’è stato alcun intervento delle Nazioni Unite o del Consiglio d’Europa in difesa dei “diritti umani”.  Gli arresti sono stati accompagnati dalla trasmissione in televisione di spezzoni di filmati delle forze di polizia in cui si notano persone che si salutano cordialmente incontrandosi  e spacciati come prove della “pericolosità dell’organizzazione criminale colpita a morte”. Inquisitori antimafia idioti e tronfi si propongono come supremi tutori di una società sempre meno libera e priva di diritti. In nessun paese del mondo si assiste allo scempio sistematico delle libertà individuali operato in ITAGLIA dai manganelli del ministro dell’interno leghista con l’apporto essenziale degli inquisitori “c.d. antimafia”. Questi ultimi, conclusa la prima fase delle indagini in questi giorni si esibiscono in dichiarazioni orgiastiche di magnificazione della propria efficienza per questa ennesima operazione razzista  con la quale, come fanno ormai da un trentennio, nascondono la propria incapacità di applicare la Legge a fini di giustizia dietro le facciate di conferenze stampa assicurate da giornalisti prezzolati.

Noi ne denunciamo l’origine storica e le conseguenze odierne con riferimento a quello che denunciamo come il caso VALLELONGA dal nome del nostro Concittadino, emigrato in AUSTRALIA trent’anni fa, divenuto lavorando onestamente meritevole della fiducia dei Cittadini  SINDACO di STERLINGH a PERTH, nell’AUSTRALIA SUD OCCIDENTALE, e oggi perseguitato dagli inquisitori antimafia italiani che così danno il proprio contributo perfezionando la caccia ai MERIDIONALI nel 150° anniversario dell’UNITA’ D’ITAGLIA. Esercitandola anche all’estero. E’ probabile che il nostro concittadino Antonio VALLELONGA non sappia come la sua vicenda trae origine dall’alleanza mafioistituzionale del 1860 tra i francesi bastardi del regno di Sardegna e l’Inghilterra. Quell’alleanza portò all’invasione e alla distruzione del Regno delle Due Sicilie e della legalità internazionale. Per gli abitanti del Regno più civile d’Europa sotto la Dinastia dei Borbone l’aggressione significò la trasformazione del loro Stato in una colonia con l’assassinio di un milione di Cittadini del Regno delle Sue Sicilie nelle  stragi compiute dai bersaglieri al comando dei criminali CIALDINI, PIOLA CASELLI, LAMARMORA, e dalle truppe aggregate garibaldesche nei dieci anni successivi. Fino al 1870. A quel punto i Cittadini sopravvissuti alle stragi furono costretti a scegliere tra emigrare o finire in galera.

Dal Regno delle Due Sicilie che fino alla conquista mafiosavoiarda accoglieva immigrati cui assicurava lavoro e libertà partirono milioni di Cittadini. L’emigrazione è proseguita nel corso del 1900. Per sfuggire alla miseria e alla perpetuazione del regime coloniale. Aggiornato e perpetuato con il passaggio dall’uso delle baionette dei soldati mafiosavoiardi ai rastrellamenti ordinati dall’inquisizione antimafia.

Il tutto con la cancellazione della memoria storica per rendere possibile alla mafia del potere l’estensione anche all’estero festeggiando il 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITAGLIA promettendo la galera anche agli emigrati in AUSTRALIA. E’ quanto avvenuto con «Il Crimine 2». Gli inquisitori antimafia hanno esteso il loro campo di azione ed emesso un  provvedimento di cattura anche nei confronti di Antonio VALLELONGA. La “PATRIA ITAGLIANA” antimafia che lo aveva costretto a emigrare all’estero con la sua famiglia per sfuggire alla miseria e ai soprusi, pretenderebbe di buttarlo in galera perché freudianamente capisce di doversi giustificare - e lo fa in anticipo – per le persecuzioni giudiziarie antimafia con le quali perpetua il regime coloniale nel SUD d’Italia criminalizzando i rapporti umani che l’emigrato in AUSTRALIA ha mantenuto con i meno fortunati sudditi della sua terra d’origine trasformata in colonia sotto il ferreo controllo della mafia dell’antimafia. Da qui il grido di Antonio VALLELONGA: "Salvatemi
dalla giustizia italiana". Lo ha lanciato il 19/03/2011 dopo avere appreso di essere entrato nel mirino del sistema coloniale “antimafioso” del “SUD ITAGLIA” espresso dall’inquisizione antimafia per un asserito “… coinvolgimento con la ‘ndrangheta calabrese e per i suoi rapporti con Giuseppe Commisso,…”. Nel corso di una conferenza stampa ha respinto dignitosamente  tutte le accuse contenute nell’ordinanza dell’operazione “Il Crimine 2”.

Antonio VALLELONGA ha ricordato di avere sempre lavorato onestamente e di avere aiutato sempre, per quanto gli è stato possibile i propri Concittadini che per ben due volte lo hanno eletto SINDACO di STIRLING. Ha dichiarato di essere stato sempre al servizio della comunità e di essere disposto ad affrontare qualsiasi processo. Ma in AUSTRALIA. Dove ha lavorato ed è vissuto. Dove la Giustizia non è usata come strumento di dominio coloniale e non vengono criminalizzati i rapporti interumani. I Cittadini australiani, non solo originari dell’ITAGLIA MERIDIONALE, hanno manifestato la loro solidarietà ad Antonio VALLELONGA prima vittima illustre dell’estensione all’estero dell’inquisizione antimafia e, per fortuna, al riparo per la Legge australiana, dell’esecuzione di provvedimenti che in ITAGLIA ha portato e continua a portare in carcere migliaia di Cittadini del SUD.  Indicandolo come  “uomo di vertice del locale di ‘ndrangheta di Stirling“ che “…agiva sul modello calabrese, stessi riti e stesse attività. E tutto veniva concordato con la cosca “madre” e con il “Crimine”, il vertice della ‘ndrangheta che ha casa nel Reggino…” l’inquisizione antimafia ha travalicato i confini nazionali.

Potrebbe essere la volta buona perché i Cittadini del SUD, in ITAGLIA e all’estero prendano finalmente coscienza della necessità di avere una rappresentanza politica che porti alla fine del dominio coloniale espresso dall’inquisizione antimafia pretendendo  l'abrogazione degli articoli 416 e 4l6bis del Codice penale italiane e dell’art. 41bis della L. 354/1975. Affrontando, dopo centocinquantanni dalla perdita dell’indipendenza e distruzione dello Stato delle Due Sicilie la mafia del potere che spacciandosi per antimafia soffoca ogni possibilità di sviluppo dei Popoli delle regioni mediterranee della penisola italiana. In ITAGLIA e all’estero. Dove, come insegna la vicenda di Antonio VALLELONGA, si inizia perseguitare, proseguendo quanto avviene in patria, i discendenti emigrati di quello che fu uno dei popoli più civili d'Europa. Per nascondere  l'incapacità di creare lavoro e quindi possibilità di sviluppo civile e progresso culturale e la dolosa determinazione di continuare a trattare le regioni mediterranee del SUD come aree coloniali. La richiesta dell’abolizione delle Leggi che consentono questo scempio è la prima possibile risposta civile e legale realizzabile con l'adesione dei cittadini che vogliano essere tali e non schiavi di un regime coloniale mafioistituzionale mascherato da antimafia.
Specie quando si consideri come recenti operazioni mafiocoloniali hanno portato a eliminare come "mafiose" centinaia di iniziative imprenditoriali che pure erano sopravvissute nelle regioni mediterranee del SUD della penisola italiana.

Sono stati  distrutti diecine di migliaia di posti di lavoro. Con la conferma di come solo la mafia del potere possa portare a compimento simili operazioni spacciandole per bonifica antimafia contando sull'adesione complice, a tale disegno,della mafia degli imbecilli.
Se infatti è vero che le mafie, come espressioni di poteri degenerati che soffocano la società civile, prosperano dove manca il Lavoro e la Cultura, è di tutta evidenza come chi opera per distruggere il Lavoro e la Cultura, anche dietro la foglia di fico dell'antimafia, è espressione e sostegno della mafia del potere. Che premia il suo impegno consentendogli, dietro incarichi istituzionali prestigiosi e ben remunerati, di nascondere stupidità, disonestà, vigliaccheria con l'enunciazione di grandi principi smentiti dallo squallore di una realtà quotidiana di fatto improntata al soffocamento di ogni onesta aspirazione a vivere liberi e felici nel rispetto delle Leggi.

jolly-rosso-insertNelle norme di cui si deve chiedere l'abrogazione la mafia del potere ha trovato gli strumenti per mantenere il controllo coloniale della società e tentare di terrorizzare anche quei giudici (Carnevale, Recupero, Foti, Ferri, Pudia, Neri) che con coraggio, intelligenza e imparzialità nell'esercizio della giurisdizione hanno impedito, fino a oggi, la definitiva distruzione di una società tra le più antiche e civili d'Europa. E' per questo che quelle norme vanno abolite. Anche ricorrendo allo strumento legale del referendum che impedisca il perpetuarsi degli scempi di cui sono state vittime centinaia di cittadini sconosciuti, dei quali le cronache si sono interessate -gestite dalla mafia degli imbecilli- solo al momento dell'arresto e della condanna, mai al momento dell'assoluzione, magari dopo anni di detenzione.

antonio-vallelongaLa vicenda di Antonio VALLELONGA può essere la base di partenza per una rinascita del SUD e dei suoi abitanti. In ITAGLIA e all’estero.
Nell'immagine a sinistra Antonio VALLELONGA  e la moglie nel corso della conferenza stampa in AUSTRALIA






Videoclips tratti da You Tube sull'operazione "Il Crimine2". Ma la prevenzione, l'assenza di pregiudizio, l'uso buono delle funzioni del cervello non sono più efficaci della repressione cieca a mano armata?








Giornale online iscritto il 2/05/2008 al n. 184/2008 del Registro di Stampa del Tribunale Civile di Roma.
Direttore Ernesta Adele Marando. Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.