Atto d'accusa contro ogni forma di ingiustizia - Giornale periodico on line a carattere politico e culturale
luigi_apicellaLa mafia del potere, erede di quella mafiosavoiarda che invase a tradimento e senza alcuna dichiarazione di guerra il Regno delle Due Sicilie nel 1860, distruggendo la Nazione Napoletana, perpetua la gestione coloniale delle Regioni Meridionali e ne colpisce i Cittadini ovunque si trovino. La vicenda CONTRADA, la  “guerra” tra le procure di CATANZARO e SALERNO, la persecuzione criminale del procuratore della Repubblica di SALERNO, APICELLA da parte del C.S.M., del ministro di giustizia, persino del procuratore generale presso la Corte di cassazione, la richiesta di dimissioni del Sen. VILLARI da presidente della commissione di vigilanza R.A.I., sono le ultime manifestazioni della mafia dell’antimafia contro il SUD tra le viltà e i tradimenti della classe politico-burocratico-giudiziaria, meridionale e dei giornalisti-clarinetti.
presidente napolitanoL’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio NAPOLITANO  potrebbe far cessare questi scempii e avviare un’epoca nuova per l’ITALIA e per il SUD.
La proliferazione di “siti antimafia” gestiti da utili idioti la cui ignoranza è unica giustificazione all’oggettiva viltà con cui si scagliano contro chi nel SUD manifesta Dignità e Coraggio è l’ultima manifestazione del trionfale perpetuarsi del sistema mafiocoloniale operante nell’ultima colonia esistente in Europa. E’ la conferma dell’efficacia di una perfetta macchina di guerra che, senza alcuna dichiarazione di belligeranza, nel 1860, invase e devastò il più civile Stato d’Europa, assassinò nei dieci anni successivi un milione di Cittadini del Regno delle Due Sicilie definendoli “briganti” , costrinse all’emigrazione altri Milioni di Cittadini e distrusse la memoria storica e civile per impedire ogni possibile ripresa.

Dopo la seconda guerra mondiale, con l’apporto decisivo di discendenti degli Emigrati del Regno delle Due Sicilie negli Stati Uniti d’America per sfuggire agli assassinii mafiosavoiardi, il SUD conobbe una rinascita che in pochi anni avrebbe potuto riportarne le regioni all’antico splendore. Bisognava arrestare quella rinascita per perpetuare il regime mafiocoloniale nel SUD.

Sotto gli occhi delle comunità internazionali sarebbe stato impossibile riprendere le stragi con le quali s’era distrutto il Regno delle Due Sicilie. Si elaborò un più efficace sistema di potere mafioso, lo si definì “antimafia” e se ne  affidò la gestione alla parte più squallida e meno preparata dell’ordine giudiziario inquisitorio, ripristinando la legge Pica con le commissioni prima e i tribunali poi “di prevenzione”.

Diecine di migliaia di Cittadini furono deportati nei posti più sperduti, lontano dalle famiglie e dal lavoro. Ciò nonostante, Giudici degni di questo nome, nel rispetto di principi irrinunciabili di Civiltà e del Diritto internazionale, trattando le cause loro affidate imparzialmente, nell’applicare la Legge resero evidente la gestione coloniale della Giustizia nel SUD.
La mafia del potere corse ai ripari: All’armamentario delle misure di prevenzione e del ricorso abnorme all’articolo 416 del Codice penale per contestare inesistenti “associazioni a delinquere”, aggiunse norme sempre più liberticide, di fatto applicate solo nel SUD o in altre parti del paese solo contro Cittadini di origine Meridionale.
Furono “lo stampo mafioso”, l’inversione dell’onere della prova ( sei tu inquisito a SUD che devi dimostrare la tua innocenza e non la pubblica accusa, troppo impegnata in conferenze, comparse televisive, ritocchi ai capelli ) l’invenzione del pentimento autoreferente ( non sono necessari elementi oggettivi di riscontro delle le dichiarazioni di pentitisti associati a delinquere, è sufficiente che si sostengano reciprocamente accusando la stessa persona ) e infine delle “direzioni antimafia”.
Che questo armamentario abbia avvelenato la Democrazia e la Giustizia in Italia allontanando ogni possibilità di cessazione del regime coloniale nel SUD lo documentò  Francesco COSSIGA.

falcone_borsellinoA Dicembre 2002, nella relazione a un suo disegno di Legge chiese che la Direzione Investigativa Antimafia (Dia), istituita nel 1991, venisse sciolta. Il  disegno di legge si componeva di quattro articoli e prevedeva che il personale impegnato nella Dia venisse restituito alle amministrazioni di provenienza con una buonuscita. Il presidente emerito della Repubblica fece notare, nella premessa al ddl, che dopo i tragici assassinii di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino "si sono venute affermando diverse linee di politica giudiziaria che, nelle mani della cosiddetta 'magistratura militante', sono state utilizzate a fini preminentemente di lotta politica. In questo pericoloso quadro la Dia - prosegue - e', tra i servizi speciali di polizia 'accatastati'disordinatamente nella nostra organizzazione, con confuse e improvvide leggi, il servizio che piu' rapidamente si e' 'macchiato' di vere e proprie 'deviazioni', diventando presto - concluse Cossiga - un 'corpo separato' e percio' privilegiato, nella carriera e nella retribuzione dei suoi appartenenti". Secondo Cossiga, "un servizio assai presto totalmente uscito dall' orbita del ministero dell' Interno, politicamente responsabile verso il Parlamento". Nella dichiarazione che accompagnò la presentazione del disegno di Legge Cossiga aggiunse che era necessario “… sciogliere un servizio che e' ormai uscito dall' orbita del Viminale e si e' trasformato in un servizio non solo di polizia giudiziaria all'esclusiva dipendenza delle procure militanti e che nell' interesse di esse svolge anche azioni illegittime di polizia di sicurezza e con forme e modalita' proprie di un servizio segreto di polizia politica….".

francesco_cossigaDal “sistema” di cui parlava il Presidente Cossiga nel Dicembre 2002, utilizzato per perpetuare il sistema mafiocoloniale di potere nel SUD, sono scaturite, tra tante altre, la persecuzione fino alla sentenza di condanna del Dr. Bruno CONTRADA, la propalazione come  “guerra” tra le procure di CATANZARO e SALERNO, la persecuzione criminale del procuratore della Repubblica di SALERNO, APICELLA da parte del C.S.M., del ministro di giustizia, persino del procuratore generale presso la Corte di cassazione, da ultimo la richiesta di dimissioni del Sen. VILLARI da presidente della commissione di vigilanza R.A.I.. dr bruno contrada
In ordine alla vicenda che ha portato alla condanna del Dr. CONTRADA, basterà ricordare, come l’azione giudiziaria contro di lui va ricondotta nella strategia attuata da Luciano VIOLANTE, allora presidente della Commissione parlamentare antimafia e dal suo referente palermitano e che portò anche all’incriminazione, in altri procedimenti, del presidente Andreotti e del presidente della Corte di cassazione Corrado Carnevale.

de_gennaroAssolti questi ultimi, la vicenda del Dr. CONTRADA non poteva che portare  all’unica condanna rimasta ancora in piedi nei confronti dell’investigatore che svolgeva il suo ruolo nel rispetto della Legge e di regole deontologiche e che portò Giacomo MANCINI, a denunciare come ci sarebbe stato un complotto di una parte della polizia per sostenere De Gennaro e per far condannare Contrada. Con un copione già sperimentato due anni prima, nei giorni successivi alla dichiarazione di MANCINI, ci furono diverse prese di posizione in difesa di De caselliGennaro da parte di esponenti delle istituzioni, tra cui il procuratore Gian Carlo Caselli e i suoi aggiunti che diffusero una nota in cui si chiedeva che gli organismi cui competeva la tutela dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura reagissero agli attacchi aprioristici rovesciati contro la sentenza, senza alcun rispetto per le elementari regole di civiltà e diritto. L'11 Aprile 1996, in esecuzione dell’invito arrivato da PALERMO, venne adottato dal CSM, con 27 voti favorevoli e 3 contrari, un documento presentato da 18 consiglieri contro gli attacchi alle magistrature di Palermo e di Reggio Calabria dopo le sentenze ai processi Contrada e Mancini.

gaspare_mutoloPochi ricordano come, mentre era in corso la stesura della motivazione della sentenza di condanna contro il Dr. CONTRADA,  l’1 Ottobre 1996, il suo nome fu scritto una seconda volta nel registro degli indagati, per concorso in strage.  E ovviamente l’iscrizione avvenne in  base alle dichiarazioni del pentitista Gaspare Mutolo riguardanti un incontro, che sarebbe avvenuto a Roma poco prima della strage di via D'Amelio, tra Paolo Borsellino, Contrada e Vincenzo Parisi, alla presenza dell'allora ministro dell'Interno Nicola Mancino. In quell'occasione Contrada avrebbe dimostrato di conoscere le dichiarazioni di Mutolo, a quel tempo ancora segrete. MUTOLO stavolta non riuscì a violentare la Giustizia facendo avviare un nuovo procedimento perché Mancino smentì di avere incontrato Borsellino.
L’operato di allora del c.s.m. lega quella vicenda a quella odierna che ha visto il c.s.m. targato 2008/2009, due lustri dopo, aggredire la procura della Repubblica presso il tribunale di SALERNO, in concorso ( in associazione ) con il ministro di giustizia e la procura presso la Corte di cassazione.

curcio_salvatore2_150La ragione di fondo che individua anche un analfabeta si trova nella volontà, oggettivata, di ostacolare il legittimo svolgimento di indagini doverose da parte della procura di SALERNO, non su sciancati qualsiasi, ma su magistrati di CATANZARO e, segnatamente, sul p.m. Salvatore CURCIO, appartenente alla casta delle direzioni antimafia cui è consentita ogni illegalità, compresa quella per cui è in corso procedimento penale dinanzi alla Corte d’appello di SALERNO per avere acquistato a CATANZARO, a trattativa privata, per la somma di £ 291.500.000, a Luglio del 1999, una casa di abitazione di cui era stata disposta, a Gennaio 1996 ( tre anni e mezzo prima ) la vendita all’asta per la somma di  405.000.000, facendo addirittura cambiare per un giorno e nel suo interesse, la costante giurisprudenza del Tribunale di CATANZARO in materia.
E’ ovvio che CURCIO, appartenente al sodalizio antimafia, non doveva essere toccato, mica era un Cittadino qualunque, per cui s’è dato addosso al procuratore APICELLA e ai suoi sostituti. E, sia chiaro, APICELLA, e non CURCIO, va sanzionato con la privazione dello stipendio e della funzione, mentre il c.s.m., il ministro di giustizia e il procuratore generale presso la corte di cassazione si guardano bene dal riferire della vicenda di cui da oltre un decennio CURCIO è protagonista e che, se fosse stata trattata secondo giustizia, non gli avrebbe consentito di “contro sequestrare” gli atti e i documenti che la procura di SALERNO aveva acquisito a CATANZARO. Certo senza immaginare come fosse il regno di CURCIO che per impadronirsi della casa di una Cittadina impone per la bisogna persino il cambio della giurisprudenza del Tribunale; e può imporre ai “tutori” dell’ordine giudiziario di tutelare lui, responsabile di quel crimine, esplicitamente confessato dai suoi complici, e non chi doverosamente, come APICELLA, indaghi per gli altri reati commessi dopo l’impunità fin qui goduta per il primo.
Mentre i giornalisti-clarinetti accreditano inesistenti “guerre” tra procure per consentire l’aggressione ai danni di SALERNO, dei complici di CURCIO.
VILLARI deve lasciare la presidenza della commissione di vigilanza della r.a.i.. E’ quanto gli chiedono i presidenti della Camera FINI, e del Senato, il siciliano SCHIFANI.
Che cosa si teme? Che VILLARI, senatore eletto a NAPOLI, nel quadro di una impossibile par condicio, possa, nel suo ruolo, disporre, sia pure in ora tardo notturna, per una rimessa in onda de “L’Alfiere”   o de “L’eredità della Priora” per una spirituale preparazione ai “festeggiamenti” per il centocinquantesimo anniversario dell’“unità d’Italia”, preludio degli assassinii dei dieci anni successivi al 1860. E dei nuovi massacri della mafia dell’antimafia che hanno portato, mentre al NORD cresceva e si consolidava, con la benedizione del potere mafiosavoiardo la Lega Nord, all’eliminazione come “mafioso” di ogni movimento politico che rivendicasse la rinascita del SUD. E portano ancora, per quanto qui interessa, oggi a privilegiare i CURCIO e a dannare CONTRADA, APICELLA, VILLARI.
Nel silenzio infame di giornalisti-clarinetti che accreditano, a comando, inesistenti “guerre” tra procure quando è evidente come sia stato chi ha gestito, come CURCIO, la procura di CATANZARO, ad aggredire la procura di SALERNO; “inopportunità” (???) della permanenza di VILLARI alla presidenza di una commissione parlamentare  alla quale è stato democraticamente eletto; “necessità” del ritorno in carcere del Dr. CONTRADA per soddisfare la libidine di chi è stato castrato dall’assoluzioni dei Presidenti ANDREOTTI e CARNEVALE.

vittoria alata romaTutte le vicende richiamate riguardano il SUD o Cittadini del SUD. E proprio su tutte queste vicende,  perché di ciascuna di esse è a conoscenza,  potrebbe il Presidente della Repubblica NAPOLITANO fare seguire, all’enunciazione di grandi principi dei quali è garante, l’autonoma e diretta emissione di un immediato provvedimento di grazia, anche al di fuori di una richiesta del Dr. CONTRADA. In attesa di una revisione del processo che ne confermi – com’è nella realtà – l’assoluta innocenza, potrebbe essere, l’autonoma, diretta emissione del provvedimento di grazia, l’inizio di una nuova epoca.

Analogamente, come Presidente del consiglio superiore della magistratura, potrebbe far cessare l’aggressione avviata contro la procura della Repubblica di SALERNO e il Procuratore APICELLA sulla falsa prospettazione di una “guerra” tra procure, mai esistita e accreditata per salvare ancora una volta chi, come CURCIO, ha fatto a CATANZARO mercimonio della giurisdizione.

Come Custode della Costituzione può ricordare a chi, magari con eccessiva superficialità l’abbia dimenticato, come al presidente della commissione di vigilanza, senatore VILLARI, non può essere estorta una dimissione senza violarne le prerogative costituzionalmente garantite.


Ci pensi Signor Presidente. Faccia capire alla mafia del potere mafiosavoiardo che si apre un’epoca nuova in cui il SUD non sarà più una colonia e i suoi Cittadini  non saranno più privati di Giustizia e di Libertà.  Sono tre occasioni irripetibili…   

Giornale online iscritto il 2/05/2008 al n. 184/2008 del Registro di Stampa del Tribunale Civile di Roma.
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