Atto d'accusa contro ogni forma di ingiustizia - Giornale periodico on line a carattere politico e culturale
luigi_de_magistris_pmcurcio_salvatore2_150Da ieri i Clarinetti della stampa nazionale e locale tessono gli elogi del Capo dello Stato che, allarmato per i contrasti tra magistrati di SALERNO e CATANZARO, ha chiesto notizie di quanto accade in quelle sedi giudiziarie.
Ma da due anni – cioè dalla data dell’insediamento del Presidente NAPOLITANO – e da dieci anni – con riguardo ai suoi predecessori – i capi dello Stato, sia come tali che come presidenti del c.s.m., erano  informati della gestione mafiosa degli uffici giudiziari e della procura della Repubblica presso il Tribunale di CATANZARO, e ciò nonostante non hanno mosso un dito.
presidente napolitanoAnalogamente ha operato e continua a operare la terribile “commissione antimafia” che si sbizzarrisce in convegni e pletorici appelli contro sciancati meridionali, ma si guarda bene dall’intervenire contro la gestione mafiosa degli uffici giudiziari ( come prova, ad esempio, da ultimo, il tentativo di un gruppo di giudici targati d.d.a. , di far fuori, per proteggere la gestione mafiosa della propria funzione, il Dr. Santi CUTRONEO, magistrato estraneo a quella gestione e per questo inquisito a CATANZARO, con l’avallo di quel poveretto del ministro di Giustizia ).

Se tutti costoro, e i predecessori nelle rispettive cariche succedutisi nel decennio, avessero fatto, anche per sola decenza istituzionale, il loro dovere, anche solo chiedendo notizie su come si conciliasse la protezione mafiosa di Salvatore CURCIO, p.m. d.d.a. a CATANZARO, con la confessione della gestione mafiosa, a suo vantaggio, dell’ufficio esecuzioni immobiliari dello stesso Tribunale di CATANZARO, non ci sarebbe stato l’indecente spettacolo della “guerra tra bande di magistrati”. Perché CURCIO non avrebbe potuto – lui responsabile della reiterazione della rapina della casa in danno della Cittadina Enrichetta LUCIFERO – “indagare” i magistrati di SALERNO, che dopo un decennio, avevano osato “perquisirlo”. Né si potrebbe accreditare una “guerra tra bande di magistrati” quando invece si assiste all’aggressione, perpetrata dalla banda di CATANZARO facente capo a CURCIO, ai Giudici di SALERNO degni di questo nome.

La vicenda può essere chiarita meglio dalla lettura dell’interrogazione parlamentare indirizzata – sola ad avere avuto il coraggio di farlo nella presente legislatura – dall’On. Rita BERNARDINI al povero ministro di giustizia ALFANO. Il quale, se l’avesse letta, per semplice decenza, avrebbe dovuto chiedere la sospensione immediata di CURCIO e non il trasferimento del Dr. Santi COTRONEO, vittima del sistema mafioso di cui CURCIO fa parte.   
Falco Verde

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01152 CAMERA
Stampato il 26/09/2008
Stato iter : IN CORSO
Ministero destinatario :
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale Delegato a rispondere :
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA , data delega 25/09/2008
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TESTO ATTO
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-01152
presentata da
RITA BERNARDINI
giovedì 25 settembre 2008, seduta n.055
BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella procedura iscritta al numero 244/87 del Registro Esecuzioni del Tribunale di Catanzaro, il giudice dell'esecuzione, dott. Giuseppe Valea, su concorde richiesta dei creditori e sulla base della relazione del Consulente Tecnico d'Ufficio, Ing. Gregorace, depositata il 18 gennaio 1996, disponeva, con provvedimento interamente manoscritto di suo pugno, la vendita all'incanto dell'immobile sito in Soverato, Via Chiariello n. 5, di cui allora era proprietario il Sig. Nicola Martelli, partendo dalla base d'asta di lire 401.500.000;
la vendita all'incanto, che sarebbe dovuta avvenire entro la fine del 1996, non venne mai eseguita e, nel frattempo, in data 29 novembre 1996, moriva il debitore esecutato Martelli Nicola, il quale, con testamento pubblico del 05 giugno 1995, registrato all'Ufficio del Registro il 17 marzo 1997 trasferiva mediante legato alla marchesa Enrichetta Lucifero il suo appartamento di Via Chiariello n. 5;
pertanto, a decorrere dal 29 novembre 1996, la Sig.ra Enrichetta Lucifero, ai sensi dell'articolo 649, comma 1 e 2 del codice civile, diveniva proprietaria dell'attico di cui al pignoramento;
con ordinanza del 21 novembre 1997, nonostante il testamento pubblico fosse noto in quanto già registrato, il giudice dell'esecuzione, dott. Valea, nominava il geometra Gregorio Rubino custode dei beni pignorati, il tutto senza aver integrato il contraddittorio nei confronti del legittimo proprietario del bene pignorato il quale peraltro, con la morte del debitore esecutato, era diventato anche il custode legale dell'appartamento in questione;
in data 21 aprile 1998 la Sig.ra Lucifero proponeva opposizione all'esecuzione del provvedimento del 21 novembre 1997 (nomina del custode giudiziario Rubino);
nonostante la predetta opposizione, in data 30 giugno 1998 il custode giudiziario nominato dal giudice dell'esecuzione prendeva possesso dell'attico di Via Chiariello n. 5;
il 18 febbraio 1999, il giudice dell'esecuzione, dott. Giuseppe Valea, senza nulla comunicare allegatario-proprietario e quindi violando il principio del contraddittorio, nominava impropriamente, non sussistendo i gravi motivi, un altro perito, il geom. Giancarlo Sarcone, affinché lo stesso procedesse ad una seconda perizia sul bene pignorato;
il geometra Sarcone, in addirittura meno di un mese e senza averlo visionato, riuscì a depositare una relazione nella quale attribuiva all'appartamento in questione il valore di lire 289.100.000;
a questo punto l'avv. Annalisa Pisano, amica di famiglia e abituale frequentatrice del dott. Salvatore Curcio, magistrato appartenente alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, avanzava offerta d'acquisto del predetto attico «per persona da nominare», ciò ovviamente sulla base della somma indicata nella relazione depositata dal geometra Sarcone;
Il giudice dell'esecuzione, dott. Valea, disattendendo dunque quanto da lui stesso stabilito ossia la vendita all'incanto dell'immobile di Via Chiariello n. 5 partendo dalla base d'asta di lire 401.500.000, disponeva, con provvedimento del giorno 1o luglio 1999, la vendita senza incanto dell'appartamento di proprietà della contessa Lucifero;
il 23 luglio 1999 l'immobile di proprietà della contessa Enrichetta Lucifero, che nel 1996 era stato valutato lire 401.500.000, veniva quindi venduto dal giudice dell'esecuzione, dott. Critelli, al collega Salvatore Curcio per la somma di lire 292.100.000;
a tal proposito, sentito come persona informata dei fatti, in data 18 novembre 1999 il dott. Giuseppe Valea disse che: «la diversità di valutazione ha comportato un'aggiudicazione dell'immobile ad un prezzo notevolmente inferiore a quello reale ... tale diversità ai sensi dell'articolo 586 del codice di procedura civile determina l'effetto della sospensione della vendita del bene nonostante l'aggiudicazione»;
nel caso di specie, però, nessuno intervenne per sospendere, ex articolo 586 del codice di procedura civile, la vendita del bene immobile ad un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato, anzi, sempre secondo quanto sostenuto a verbale dal dott. Giuseppe Valea, furono proprio il Presidente del Tribunale di Catanzaro e il Procuratore della Repubblica ad insistere perché fosse emesso il provvedimento di assegnazione dell'attico di proprietà della contessa Lucifero al dott. Salvatore Curcio;
il 15 maggio 2000, con il decreto «trasferimento proprietà immobile» emesso nella procedura esecutiva «244/87 R.E. - N. 1093 Cron. - N. 388REP» dal giudice dell'esecuzione, dott. Gianfranco Gallo, l'immobile venne trasferito al dott. Salvatore Curcio nonostante il fatto che: a) la vendita sarebbe dovuta avvenire all'incanto, come disposto in un primo momento dal giudice dell'esecuzione, dott. Valea; b) fossero presenti due diverse stime; c) vi fosse l'obbligo di sospendere la vendita, ex articolo 586 del codice di procedura civile, essendo il prezzo offerto notevolmente inferiore a quello giusto;
peraltro in una vicenda analoga nella quale però non era coinvolto il magistrato Salvatore Curcio, il Tribunale di Catanzaro, nella procedura Nocita c/Scaramuzzino, sospese la vendita di un immobile già aggiudicato proprio sulla base del fatto che il prezzo offerto era notevolmente inferiore a quello giusto e ciò, essendo conosciuto in Calabria e a Catanzaro, ha suscitato e continua a suscitare tuttora notevole allarme sociale e diffidenza per la corretta amministrazione della giustizia;
nel frattempo, su denuncia depositata in data 12 agosto 1999 dalla Sig.ra Enrichetta Lucifero, a Salerno veniva aperto un procedimento penale a carico, tra gli altri, proprio dei magistrati Curcio e Valea per il reato di abuso d'ufficio;
il 25 gennaio 2001, il Giudice delle Indagini Preliminari di Salerno accoglieva la richiesta del pubblico ministero disponendo il sequestro dell'immobile acquistato dal dott. Curcio del quale veniva nominata custode proprio la contessa Lucifero;
dopo essere stati rinviati a giudizio, in data 13 dicembre 2006, il Tribunale di Salerno, sez. II penale, assolveva i magistrati Curcio e Valea dal reato loro contestato disponendo, in data 18 gennaio 2007, il dissequestro dell'immobile di Via Chiariello n. 5 e la restituzione dello stesso al dott. Salvatore Curcio;
Avverso la predetta sentenza hanno proposto appello sia la Procura della Repubblica che la Procura Generale -:
se con riferimento ai fatti di cui in premessa, anche a prescindere dall'esito che quel processo avrà, il Ministro della giustizia non intenda avvalersi della facoltà di avviare, intanto, indagini ispettive ed eventualmente, successivamente, promuovere un'azione disciplinare nei confronti del dott. Giuseppe  Valea e del dott. Salvatore Curcio (4 -1122)


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